WIN 76 - Processi sospesi e formazione del carattere

Nella psicoterapia a indirizzo corporeo si parla di carattereDurante una conferenza hai detto che il carattere mantiene in sospeso alcuni processi; il carattere è l’insieme dei processi rimasti incompleti. Puoi descrivere questo concetto?

Noi tutti siamo dei processi in corso di svolgimento.

Anche la fisica ci dice che la materia, così come la vediamo, non esiste: la materia non è fatta di oggetti, ma di energia rallentata, ovvero un processo in corso. Questi processi sono in grado di fare esperienza di sé, del proprio stato, di momento in momento; cioè il processo si accorge di se stesso, è un processo consapevole. Anche Wilhelm Reich era di questa opinione e sosteneva che tutti gli esseri viventi sono processi energetici in corso di svolgimento. Di fatto siamo una sovrapposizione di processi che si svolgono in forma pulsatoria; hanno cioè un loro corso che si autoregola passando attraverso fasi di espansione e fasi di raccoglimento. Costantemente la nostra energia fluisce verso la periferia del corpo (espansione) sostenendone le funzioni rivolte all’esterno – come l’orientamento, la concentrazione su un compito o un lavoro fisico-muscolare – e poi la nostra energia rifluisce verso il centro dell’organismo (raccoglimento), raccogliendosi all’interno del corpo per sostenerne le funzioni metaboliche, rigenerative, digestive, il sonno e il riposo. Questi flussi in espansione e raccoglimento che costituiscono un processo pulsatorio continuo si intersecano con altre correnti di energia che scorrono all’interno del corpo e che noi viviamo come emozioni, desideri, impulsi ecc.

L’organismo ha la capacità di interferire con il libero fluire di quest’energia, bloccandola, rallentandola, o deviandone il percorso. Questo avviene allo scopo di ridurre l’intensità di un’emozione o per orientare l’attività dell’organismo diversamente da come avverrebbe fisiologicamente. È un processo che facciamo soprattutto da bambini attraverso tensioni muscolari o attraverso la disidratazione dei tessuti connettivi. Questi processi diventano cronici e sopravvivono nell’adulto; possono produrre disfunzioni e malattie sia a livello psichico che somatico.

Farò alcuni esempi di questo: se sto guidando e tutta la mia attenzione e la mia concentrazione sono rivolte all’esterno e a un certo punto inizio a essere stanco, significa che la mia energia da proiettata fuori di me per lo svolgimento di un compito inizia a invertire la sua direzione, rivolgendosi all’interno (un processo naturale causato dalla natura pulsatoria dei processi energetici): l’energia defluisce dagli occhi e da tutta la testa, per rifluire nel tronco e nella pancia per sostenere il riposo o il sonno. Se io voglio continuare a guidare in queste condizioni e a mantenermi concentrato sulla strada dovrò interferire su questo processo cercando di mantenere l’energia nella testa impedendogli di rifluire nel tronco. Potrò farlo mantenendo la mandibola contratta, strizzando gli occhi, contraendo la nuca e lo scalpo o deglutendo frequentemente.

Se faccio questo molto spesso, e diventa un comportamento abituale, queste aree del corpo potranno diventare cronicamente tese e non sarà più possibile rilassarle, né percepirne la condizione di tensione che diventa un automatismo inconsapevole del corpo; allora, il processo energetico pulsatorio dentro/fuori, diventa incoerente, scindendosi in un flusso forzato verso l’esterno in testa, occhi, mandibola, gola e in un altro flusso diretto verso l’interno, verso il tronco e la pancia.

L’organismo a questo punto ha perso la sua integrità e la persona prova un disagio che si traduce, per esempio, in mal di testa, torcicollo, bruxismo notturno, affaticamento visivo, stato di sovraeccitazione nervosa, insonnia ecc.

Ma veniamo ai processi emotivi. Anche questi hanno un loro decorso naturale che nell’organismo sano si completa, ma può subire interferenze nell’organismo disfunzionale. Per esempio nella paura, che un bambino potrebbe provare se si trova di fronte a un cane aggressivo, la risposta naturale dell’organismo sul piano energetico vedremo che consiste in un rapido ritiro dell’energia verso l’interno del corpo. Nella paura infatti l’energia si ritira dalla periferia del corpo e rifluisce rapidamente verso gli organi, con il fine biologico di proteggere la parte più importante per la sopravvivenza e anche di distanziarsi dal pericolo percepito nell’ambiente esterno. Arrivata rapidamente in profondità, l’energia riesplode con un rimbalzo verso la superficie del corpo sostenendo l’esplosione adrenalinica, lo sforzo muscolare e la risposta di fuga – che dovrebbe risolvere la paura, espressa a quel punto all’esterno attraverso lo scatto della fuga, la voce urlante ecc.

Come si vede è anche questo un ciclo pulsatorio dentro/fuori se visto dal punto di vista energetico: l’energia viene ritirata dentro a protezione dell’organismo e poi si scatena una violenta espansione dell’energia nel corpo che consente una risposta adrenalinica di fuga efficiente, muscolare e potente. Se la fuga è impossibile perché il bambino è in qualche modo messo all’angolo dalla situazione, la riespansione dell’energia dopo il riflusso verso l’interno del corpo sarà impossibile e così la fuga. In un caso come questo, in cui la fuga renda la situazione più rischiosa che non rimanere fermi, il bambino dovrà in qualche modo sopprimere o rallentare la risposta naturale istintiva che avviene nel suo corpo. Dovrà trattenere l’urlo, bloccare il diaframma per non respirare e non caricare l’organismo di energia, trattenere i muscoli e fare tutto ciò che riduce l’intensità della paura e gli consenta di non fuggire di corsa inducendo il cane a rincorrerlo.

Ugualmente se consideriamo il processo pulsatorio dell’energia nella rabbia vedremo che nella rabbia c’è un’espansione dell’energia nel corpo che dagli organi interni si proietta verso gambe, braccia, torace, mandibola, occhi, ovvero le parti del corpo che si caricano di energia per aggredire un oggetto esterno. In questa rapida espansione l’energia è rivolta a eliminare un problema esterno e molta energia viene consumata in poco tempo; esaurite le sue risorse e sperabilmente avendo risolto il problema esterno, l’organismo deve rapidamente ritirare la sua energia all’interno per cominciare una fase di recupero e ricostruzione delle risorse spese nell’attacco o più semplicemente nel litigio. In questa risposta di attacco l’organismo mobilizza la respirazione e quindi il diaframma, tutta la muscolatura, gli occhi che si iperfocalizzano sull’oggetto della rabbia, riserve di zuccheri vengono bruciate per sostenere lo sforzo muscolare. Più ossigeno attraverso più respirazione viene incamerato proprio per facilitare la combustione dello zucchero all’interno dei muscoli.

Se immaginiamo un bambino che si arrabbia, ma deve trattenere tutta questa azione per non pregiudicare la relazione con un genitore, vediamo che dovrà bloccare il diaframma e la respirazione, trattenere la muscolatura e anche la mandibola. Se queste risposte di rabbia, paura o attenzione viste in questi esempi dovessero protrarsi nel tempo o essere abituali nella vita di una persona, si creerebbero delle deviazioni dal funzionamento sano, dei blocchi muscolari e dei blocchi nei processi fisiologici e delle distorsioni nei processi mentali ed emotivi.

Chiamiamo carattere l’insieme organizzato di questi processi rimasti “in sospeso”. Processi che non hanno potuto completarsi secondo il loro naturale decorso.  Il processo di ripristino di un funzionamento energetico naturale e sano può passare attraverso il completamento di questi processi che non avendo avuto il loro decorso naturale, distorcono il libero fluire dell’energia nell’organismo e consumano moltissime risorse per essere mantenuti in questo stato di sospensione. Oltre a consumare energia impediscono il naturale funzionamento dell’organismo: in questi tre esempi potremmo osservare: nel primo l’instaurarsi di un’incapacità cronica di rilassamento o problemi nel sonno; nel secondo caso potremmo osservare un modo distorto di provare paura, che diventa paralizzante e sproporzionata alle situazioni, una impossibilità di fidarsi degli altri o una fobia per gli animali; nel terzo caso un esito potrebbe essere un nervosismo costante e una rabbia vissuta sottotraccia e mai espressa e sentimenti anche positivi, difficili da provare. Ecco come questi e altri mille casi ci dicono che la persona si forma “gestendo” la propria energia, ma se questa “gestione” avviene troppo precocemente, nella vita della persona, o l’energia da “gestire” è troppa, i processi energetici si distorcono in modo cronico e la distorsione diventa inconsapevole. Non ci accorgiamo più dei meccanismi che mettiamo in atto per limitare la nostra vitalità, le nostre emozioni, i nostri movimenti, la nostra capacità di relazionarci e anche i nostri pensieri e percezioni saranno meno chiari.

Ecco cos’è il carattere: l’insieme organizzato di processi rimasti incompleti. Le terapie che tengono conto di questo livello energetico sottostante a ogni fenomeno ottengono risultati molto profondi e stabili per il funzionamento sano dell’organismo.

 

Autore: Giovanni Colombo
Psicologo Psicoterapeuta e direttore dell’Istituto di Analisi Funzionale

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