WIN 68 - BALLI in MASCHERA, BELLI in MASCHERINA

Possiamo resistere alla tentazione di farci deprimere nel vedere tutta una popolazione  con le mascherine?

Appena sono uscita in strada, per fare spese, la prima reazione è stata quella di rifiuto,  quasi come mia nipotina di sei anni che si è messa a piangere quando ha visto sua madre con la mascherina.

Una società distanziata e protetta con le mascherine, no, no, no, non lo voglio.

Ma serve questo atteggiamento? Mi sono detta.

Allora ho provato a lasciare entrare l’immagine delle persone così, a vedermi io stessa così, e sentire il mio respiro incontrare la resistenza del tessuto.

Ho iniziato a dare meno importanza alle mascherine e di più alla cosa che restava visibile: gli occhi.

Forse questa potrebbe essere un’occasione per guardare davvero gli occhi della gente. Se potessimo farlo, guardarci, fino in fondo.

Lasciare che i nostri occhi possano guardare le cose dentro e fuori di noi, la bocca muta per una volta, essere tutti li, in quella porzione di viso libero.

Alle volte mi sembra di essere dentro un film, tutti in maschera a ballare questa finzione.

La realtà è quella che pensiamo.

Ora che sappiamo quanto è difficile state lontani un metro, quando torneremo ad incontrare altri umani, ci saranno tante cose cambiate. E quante riflessioni siamo chiamati a fare, su che cos’è la salute, il contatto, le cose che contano. Quali scelte, come orientare il significato di una società, di ogni singolo.

Stiamo svegli, anche con le mascherine, per aprirci ad una danza più grande.

Autore: Patrizia Belardi

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